Dumping sociale: Ikea e le nuove regole per l’autotrasporto

Il 31 maggio scorso La Commissione Europea ha approvato un pacchetto di riforme che con ben otto iniziative legislative si pone l’obiettivo di modernizzare il trasporto su strada nell’Unione nei prossimi anni, combattendo il dumping sociale e il lavoro nero, cresciuti in modo esponenziale dopo l’allargamento della Ue ai 13 paesi dell’Est. (Il Sole 24 Ore)
Il principio che sottende questa riforma è: “pagare uguale per lavoro uguale”: per superare una volta per tutte l’attuale “mosaico” di regole vigenti sull’introduzione del salario minimo, ma ovviamente diverso uno dall’altro.
Il colosso svedese Ikea diventa il primo grande Gruppo europeo ad affrontare di petto il delicato problema del dumping salariale nella filiera dei trasporti.  Per dumping salariale si intende quel processo attraverso il quale viene esercitata una pressione verso il basso del livello generale dei salari, sfruttando l’esistenza dei fortissimi squilibri sul piano del costo del lavoro che sussistono nel mercato unico. In accordo con l’International Transport Workers’ Federation, Ikea, ha stabilito nuovi standard con i propri fornitori logistici per escludere che possano verificarsi casi di sfruttamento del lavoro.
Non solo in Italia, infatti, Ikea ha dovuto fronteggiare ripetute proteste dei lavoratori. Si tratta di un nuovo regolamento che include tra i parametri anche orari di lavoro, salari e turni di riposo.
Per implementare quest’importante operazione, Ikea afferma di aver avviato controlli mirati, svolgendo indagini sull’attività delle società di trasporto e intervistando anche gli autisti in merito alle proprie condizioni di lavoro, dichiarando: “Se qualcuno dei nostri fornitori dovesse violare le leggi, i regolamenti o gli accordi previsti provvederemo subito a interrompere il rapporto”. L’auspicio è che tutti gli Stati membri si impegnino in questo senso a intensificare i controlli sull’attuazione delle norme in materia di orari di lavoro e di riposo nel settore dei trasporti, e che l’azione di Ikea funga da esempio anche per altri grandi gruppi che lavorano nel mercato europeo.